15 Luglio 1989: Il disastro dei Pink Floyd

Piazza S. Marco il giorno dopo il concerto

       La sera del 15 luglio 1989, giorno della festa del Redentore, il gruppo rock dei Pink Floyd tenne un concerto in bacino S. Marco su di un enorme palco galleggiante.

       La manifestazione, le cui modalità di autorizzazione non sono a tutt'oggi state del tutto chiarite, si tenne nonostante la mancanza di tutti i minimi requisiti in fatto di sicurezza, igiene e pronto soccorso.

       Venezia si preparò all'indesiderata manifestazione come ad una guerra, la maggior parte di bar, ristoranti e negozi, una volta appreso che la forza Pubblica non sarebbe stata in grado di garantire la sicurezza per un evento di tale portata, avevano immediatamente chiuso cercando di proteggere le proprie attività con improvvisate barricate.

       La città fu invasa da decine di migliaia di giovani che la sconvolsero e la violentarono: il giorno dopo Piazza S. Marco, epicentro del disastro, appariva come una grande discarica, le Procuratie erano state utilizzate come cessi all'aria aperta e le calli e i campielli erano ridotti come delle autentiche cloache.

       Furono segnalati furti ed episodi di violenza a danno dei cittadini e dei commercianti indifesi e, in Piazza S. Marco, vi furono scene disgustose di gente che si iniettava eroina in mezzo alla folla.

       Numerosi giovinastri, dopo aver tentato, invano, di sfondare l'ingresso della Basilica, non esistarono a salire sul tetto delle prigioni vecchie per godersi meglio lo spettacolo.

       I giorni successivi, le proteste dei cittadini furono feroci, i veneziani, nei giornali, coprirono i politici di insulti per settimane intere, mentre forti critiche venivano un po' da tutta la stampa mondiale.

LEGGI LE LETTERE DI PROTESTA


Come fu possibile concedere l'autorizzazione al concerto in una città fragile come Venezia?

Vediamo di seguire i principali eventi che portarono al disastro:


6 giugno 1989

Su richiesta dell'organizzazione, l'autorizzazione fu concessa tramite lettera dall'allora assessore mestrino alla cultura Nereo Laroni.

14 Giugno 1989 La RAI annunciava il concerto stipulando contratti miliardari per la trasmissione del concerto evento in Eurovisione.
21 Giugno 1989 In una riunione di Giunta si autorizzò il Concerto.
10 luglio 1989 In Consiglio comunale la DC presentò un ordine del giorno per annullare il concerto, che però venne respinto (22 voti contro19).
12 luglio 1989 Ultima riunione di giunta nella quale non si riuscì a combinare nulla per annullare il concerto.
24 luglio 1989 La Giunta Comunale dette le dimissioni, tuttavia, dopo poco tempo, venne eletta un'altra Giunta praticamente identica (si parlò di giunta fotocopia).

       Poche ore prima dell'inizio del concerto, il vice sindaco mestrino De piccoli pose la firma che autorizzava il concerto.

       Successivamente al concerto, durante le furiose polemiche, le accuse arrivarono a parlare di tangenti; la difesa, invece, parlò di fortissime pressioni effettuate da uffici legali legati agli organizzatori.

Questo gravissimo episodio merita alcune riflessioni:

  •    I Veneziani furono espropriati del possesso della loro città, proprio nel giorno della festa del Redentore: la nostra città fu svenduta dalla classe politica mestrina ad organizzatori privi di scrupoli per un patetico concerto.
  •    I miei concittadini dovrebbero ricordare che i politici implicati nella vicenda furono due personaggi nati fuori Venezia, residenti ed eletti in terraferma.
  •    Le proteste e lo sdegno dei veneziani, per quanto veementi, non riuscirono però a produrre alcun effetto: i politici colpevoli, che dopo un simile disastro non avrebbero dovuto più far vedere la loro faccia in giro, tornarono subito ai posti di comando (grazie al solido elettorato di cui disponevano a Mestre).
  •        Questo episodio dovrebbe far riflettere noi Veneziani molto attentamente, la nostra città è da decenni governata da gente che non vi è nata, non vi abita e sopratutto che non la ama.

           Mai come in questa occasione è apparso evidente Il menefreghismo e il continuo disinteresse degli amministratori di terraferma (che, purtroppo, costituiscono la maggioranza del consiglio comunale) verso la nostra città.

           Se Venezia fosse stata un comune autonomo, cioè governata da "Veneziani Veri", nessuno avrebbe mai permesso una manifestazione del genere, e chi lo avesse fatto avrebbe dovuto cambiare velocemente città di residenza.

           Scopo di questa pagina è far ricordare ai Veneziani quei tristi giorni, nella speranza che, al prossimo referendum per l'Autonomia di Venezia, siano in grado votare con maggior saggezza e consapevolezza rispetto al passato.


    (Ringrazio tutti coloro che hanno reso possibile la stesura di questa pagina)



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